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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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I doveri, III, 118
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originale
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[118] Atque in his tamen tribus generibus quoquo modo possunt, non incallide tergiversantur. Prudentiam introducunt scientiam suppeditantem voluptates, depellentem dolores. Fortitudinem quoque aliquo modo expediunt, cum tradunt rationem neglegendae mortis, perpetiendi doloris. Etiam temperantiam inducunt non facillime illi quidem, sed tamen quoquo modo possunt. Dicunt enim voluptatis magnitudinem doloris detractione finiri. Iustitia vacillat vel iacet potius omnesque eae virtutes, quae in communitate cernuntur et in societate generis humani. Neque enim bonitas nec liberalitas nec comitas esse potest, non plus quam amicitia, si haec non per se expetantur, sed ad voluptatem utilitatemve referantur.
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traduzione
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118. Eppure in questi tre tipi di virt? essi si destreggiano con una certa abilit?, in qualunque modo possibile: introducono (nel loro sistema) la prudenza come la scienza che somministra i piaceri e allontana i dolori. Concedono un posto in qualche modo anche alla fortezza d'animo, nell'insegnare il mezzo per disprezzare la morte e tollerare il dolore. Tirano in ballo anche la temperanza, invero non nel modo pi? facile, ma tuttavia in qualunque modo possono; dicono, infatti, che la grandezza del piacere trova il suo limite nell'assenza del dolore. Vacilla o piuttosto ? a terra la giustizia, e cosi tutte le virt? che si distinguono nella comunanza e nella societ? del genere umano. Non pu? esistere, difatti, n? bont?, n? generosit?, n? affabilit? e tanto meno l'amicizia, se esse non sono ricercate di per s? stesse, ma commisurate al piacere e all'utilit
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